Il Fondo Vairo-Pappafico
Nel 1988, nel corso di un’indagine condotta in biblioteche e in archivi privati del Vallo di Diano, il patrimonio librario ed archivistico della famiglia Vairo-Pappafico di Sala Consilina risultò particolarmente fornito di edizioni antiche e di manoscritti di natura documentaria, per lo più relativi all’amministrazione del patrimonio e alle vicende della famiglia. Dopo una prima e sommaria ispezione fu isolato un gruppo di pergamene, composto da 25 pezzi sciolti più tre quaderni, anch’essi membranacei, che si rivelarono subito meritevoli di attenzione: si trattava, infatti, di documenti privati, per la gran parte bassomedievali, in originale o in copia, un tempo appartenuti a Santa Maria di Josafat, meglio noto a Pavia come il «Monastero Nuovo».
Nel 1995 la famiglia Pappafico, al fine di garantire una più certa tradizione alla sua pregevole biblioteca e alle carte in essa pure custodite, ne fece donazione al Comune di Sala Consilina, affinché con quelle si arricchisse il patrimonio della Biblioteca cittadina. Tale donazione veniva intanto accettata con deliberazione di Consiglio nr.59/1994. Durante le operazioni di trasferimento dall’antico palazzo gentilizio Vairo-Pappafico in locali del Comune, nel maggio del 1995, furono individuati altri 86 pezzi membranacei sciolti più due quaderni della stessa materia; nel corso di un’ulteriore ispezione, effettuata a febbraio 1996, sono state isolate altre 10 pergamene. A maggio dello stesso anno, si è aggiunto, infine, un ultimo pezzo, che si trovava a Padova, presso l’ing. Michelangelo Pappafico che lo aveva portato con sé, insieme con altre carte dell’archivio familiare, dalla nativa Sala Consilina nella città veneta, ove egli risiede da molti anni. In tutto, dunque, 122 pezzi sciolti e 5 quaderni, che sono attualmente conservati nella Biblioteca comunale di Sala Consilina.
1. La Famiglia Vairo-Pappafico
Nel centro storico di Sala, nel rione gravitante attorno all’antica chiesa di Sant’Eustachio e alla settecentesca Grancia di San Lorenzo, attuale sede della Biblioteca comunale, sorge il palazzo gentilizio un tempo appartenuto ai Vairo (o Vario), oggi di proprietà della famiglia Pappafico. Quest’ultima, sopraggiunta a Sala nell’Ottocento dall’originaria Roccagloriosa (nel Cilento), s’apparentò ai Vario con matrimonio: l’avvocato Felice (1770-1845 ca.) sposò Maddalena (1781-1829 ca.), con cui la famiglia Vario si estinse dopo secolare presenza nella vita cittadina. I Pappafico, ereditarono così, col palazzo gentilizio e con altre cospicue sostanze patrimoniali, anche l’antica biblioteca, al cui arricchimento contribuirono poi in maniera determinante e significativa.
Dopo la fioritura seisettecentesca e ancora dopo il consolidamento economico e culturale maturato durante l’Ottocento, protrattosi fino alla metà degli anni venti di questo secolo, i Pappafico hanno conosciuto un capovolgimento delle proprie fortune, i cui riflessi ovviamente sono stati avvertiti anche dalla biblioteca e dall’archivio di famiglia, che hanno registrato una decisa battuta d’arresto.
L’episodio determinante va ricercato nel tracollo finanziario subìto nel 1927 dalla Banca di Sala Consilina, della quale i Pappafico erano proprietari. Il fallimento dell’istituto bancario, che a Sala aveva sede, fu determinato in buona parte dal Fascismo, del quale i Pappafico erano oppositori. Quell’evento, dunque, e altri che con la seconda Guerra mondiale seguirono (il Palazzo della famiglia fu, infatti, occupato da sfollati napoletani nel 1943) determinarono l’inevitabile declino del fondo librario e documentario, il cui patrimonio andò assottigliandosi, di tempo in tempo, un po’ per cattiva cura, un po’ per varie manomissioni.
Il personaggio più noto della famiglia Vairo-Pappafico fu Domenico Alfeno (1730-1793). Avviato agli studi giuridici a Napoli, sotto la guida di Niccolò Arduino, aveva completato poi la sua formazione intellettuale alla Scuola di un illustre maestro, Antonio Genovesi, frequentando gli ambienti riformatori e illuminati della Capitale. Abate, esercitò pure l’avvocatura nel Foro napoletano; fu poi autore di impegnativi studi, che si inseriscono nel contesto delle consolidazioni giuridiche e del Giurisdizionalismo borbonici: le Istituzioni del Diritto regnicolo, quattro grossi tomi di Prammatiche napoletane, un significativo commentario alla Constitutio fridericiana «De rebus stabilibus non alienandis Ecclesiis» pubblicato nell’edizione Cervoni del Liber Augustalis di Federico II, le Consuetudini del Regno.
Questa pur vasta produzione scientifica non risultò tuttavia sufficiente al Vario per assicurargli un posto nell’Università di Napoli, cosa che avvenne, invece, nel fiorente Studio ticinese, per intercessione di Firmian e di Wilzeck, nel periodo compreso tra il 1780-1790, dove ricoprì anche la carica di Rettore nel biennio 1783-’84.
Vario, dunque, partito dalla nativa Sala nel dicembre del ‘79, giunse a gennaio dell’anno seguente a Milano, ove, ospite del Firmian e del Wilzeck, si applicò nel lavoro e nell’insegnamento del Diritto feudale affidatogli congiuntamente con quello delle Pandette.
Vario era persona di vasta erudizione, di solida dottrina e, al contempo, un intellettuale che dalla Scuola genovesiana aveva acquisito modernità di pensiero e di orientamento culturale. Era, altresì, buon conoscitore del Foro e dei tribunali. La sua forte personalità e il temperamento vulcanico non furono però a lungo tollerati nella Facoltà legale di Pavia, sicché sopraggiunsero anche le incomprensioni e le questioni con gli altri docenti. L’erudizione e gli interessi storici del Vario non risultavano per altro verso graditi al Kaunitz, il cui piano di riforma dello Studium Ticini, esigeva notoriamente un orientamento didattico di tipo pratico, atto ad assicurare la formazione di un’efficiente burocrazia, di buoni notai ed avvocati, non di storici del Diritto.
Con la morte del conte Firmian nel 1782 venne meno l’appoggio più auto¬revole e sicuro che Vario potesse avere in Lombardia; inoltre, tra 1’87 e 1’88, il Vario si avventurò in una difficile quanto appassionata difesa legale a sostegno d’un suo compatriota, Francesco Gervasi, intrapresa contro il conte Carlo Galli di Piacenza, persona in vista in quella città nonché molto influente sul Wilzeck, con amicizie importanti presso la stessa Corte di Vienna; infine, giocò a suo sfavore un altro giudizio presso il Tribunale di Milano, a cui Vario era ricorso per ottenere dal Governo emolumenti che, promessigli dal defunto Firmian al tempo della sua nomina a professore, non gli furono mai corrisposti. L’atteggiamento di aperta sfida e di intellettuale indipendente che egli aveva assunto nei confronti delle Autorità governative furono la causa della sua forzata «giubilazione» nell’aprile ‘89, allorquando egli venne perentoriamente allontanato dall’Università.
Rientrato così nel Regno ai primi di giugno del ‘93, Vario tornava alla nativa Sala, ove infine morì il 12 dicembre. Con sé aveva portato quel che gli era stato possibile accumulare nei circa quattordici anni trascorsi in Lombardia: soprattutto libri e documenti.
2. Il fondo librario
Il fondo comprende opere che vanno dal XVI al XIX secolo; gli argomenti sono diversi: diritto, religione, storia, letteratura. Il numero complessivo dei volumi si aggira intorno alle 1.100 unità. Si tratta, in genere, di opere in più volumi o di collezioni, di formato medio-grande, in larga parte edizioni ottocentesche nelle quali è facile ravvisare il fondo più moderno della biblioteca. Il nucleo più antico, ossia quello riconducibile ai Vario, è ricco di edizioni settecentesche e, in minor quantità, seicentesche, con qualche cinquecentina. Le legature sono più povere, presentandosi in genere pergamenacee, di non elevata qualità o fattura.
L’aspetto che maggiormente caratterizza la parte più antica della biblioteca è quello relativo alle opere di Diritto che, in gran numero, furono raccolte, tra Sei e Settecento, da vari membri della famiglia Vario. La formazione giuridica e la pratica forense rappresentavano i riferimenti principali per le famiglie della piccola e media borghesia di provincia nei secoli dell’Ancien Régime.
Della duplice componente caratterizzante la biblioteca sono testimoni gli ex libris e le note di possesso che spesso appaiono nei volumi: a volte si tratta di registrazioni mss., a volte di monogrammi impressi sui dorsi delle legature. Al seisettecentesco nucleo Vario rinviano i nomi di Domenico, Giuseppe, Domenico Saverio, Giovanni e Domenico Alfeno; alla famiglia Pappafico rimandano i nomi del sacerdote don Domenico, un protagonista del Risorgimento locale e appassionato lettore del Gioberti, e di Pasquale, a cui si deve la compilazione di un catalogo ms. della biblioteca, datato 1910. Questo documento è particolarmente importante sia perchè fissa l’immagine patrimoniale e culturale dell’intera raccolta libraria nella sua forma più compiuta, prima cioè che varie manomissioni di questo secolo ne alterassero alcuni aspetti, sia perché il catalogo, presentando uno schema di classificazione, rivela, seppur empiricamente, un significativo elemento di organizzazione bibliotecaria.
La formazione della biblioteca è dovuta principalmente al giurista Domenico Alfeno Vairo.
Di quel che il giurista era riuscito a raccogliere e a portare con sé, resta traccia in un Catalogo, da lui stesso in parte scritto, prima che la morte lo cogliesse a Sala nel dicembre del 1793. Attraverso quel Catalogo è stato possibile, dunque, conoscere quanti e quali fossero i libri del Vario nonché accertarne il valore. Si trattava di una biblioteca che rifletteva specularmente l’immagine di colui che l’aveva formata: uno studioso del Diritto Romano e di quello Napoletano, autore di molteplici pubblicazioni, un cultore della letteratura grecolatina e di quella italiana, un esperto di Diplomatica e, al contempo, un intellettuale attento alla Politica e all’Economia del suo tempo. V’era ovviamente un consistente gruppo di opere giuridiche.
Il Catalogo elenca solamente opere a stampa; purtroppo non vi compaiono manoscritti, forse omessi per la loro natura documentaria o per una certa difficoltà a fornirne una stima venale. Non si può essere certi, tuttavia quel Catalogo sembrerebbe essere stato approntato con un intento di vendita della libraria, parte della quale fu ceduta ad altri dopo pochi mesi dalla sua morte, per opera del fratello, Salvatore Vairo.
Ciò che, purtroppo, resta decisamente in ombra è quel materiale che - giudicato evidentemente di poco o nessun valore venale e pertanto non commerciabile - non fu segnalato nei vari cataloghi, negli apprezzi e negli inventari. Così, di quella ricca e variegata serie di manoscritti che sicuramente faceva parte dell’eredità biografica e culturale del giurista - composta da diari personali, da note di acquisti librari, da appunti per le lezioni universitarie, da memorie forensi, da documenti antichi e moderni raccolti per ricerche erudite o per ragioni professionali, che pure furono venduti da Salvatore Vairo - non si trova assolutamente menzione negli inventari e nei cataloghi di vendita. Analogo destino ebbero le pergamene, parte delle quali sono oggi conservate a Napoli. Infatti, i documenti di Napoli sono complementari a quelli recentemente scoperti nella Biblioteca Vairo-Pappafico di Sala Consilina; il fondo napoletano e quello salese costituiscono due parti di un unico e originario nucleo archivistico, quello del monastero delle Agostiniane di Pavia, trasferito dalla Lombardia austriaca nel Regno di Sicilia, nel 1794, dal giurista Domenico Alfeno Vario.
3. Il fondo membranaceo
Il fondo salese si compone di 122 pezzi sciolti e di cinque quaderni membranacei. Le pergamene, in massima parte documentazione privata, coprono un arco temporale compreso tra il XII e il XVIII secolo, con la seguente distribuzione cronologica: quattro unità del sec. XII, 42 del XIII, 23 del XIV, 37 del XV, due del Cinquecento, sei del Seicento, una del Settecento e, infine, sette unità non datate, o per lacune di scrittura o per danneggiamento alla membrana.
Le pergamene di Sala non sono in buono stato: esse abbisognano di un intervento di restauro che cerchi di porre un rimedio ai danni.
Il fondo membranaceo è composto da diplomi tardomedievali e moderni che mostrano tra loro una profonda omogeneità, risultando essi unanimemente riferibili a fatti, a persone e a cose del monastero femminile agostiniano di Santa Maria di Josaphat di Pavia.
Si tratta di un piccolo fondo archivistico dall’identità ben distinta, proveniente da area geografica lontanissima dal Vallo di Diano e dal Salernitano, con cui risulta difficile trovare una relazione che avesse dato luogo, nel corso dei secoli scorsi, ad un eventuale scambio e/o trasferimento di carte monastiche agostiniane. Si pensa ad una straordinaria migrazione archivistica, in virtù della quale - per situazioni e per strade sconosciute - quelle pergamene erano infine approdate tra i libri dei Vario e dei Pappafico, da un monastero della lontana Pavia in una Casa palazziata di una cittadina del Regno meridionale.
Ciò è giustificato dal fatto che Domenico Alfeno Vario era anche appassionato d’antichità, con predilezione per quelle medievali. Egli costituì il trait-d’union tra Pavia e il Regno, ossia tra le pergamene di Santa Maria di Josaphat e la biblioteca gentilizia di Sala, avendo insegnato per un decennio (1780-1790 ca.) proprio nello Studium di Pavia.
Le pergamene conservate a Sala (XII-XVIII secc.) si aggiungono ad altre provenienti dal monastero pavese conservate a Napoli in tre buste (segnate X. B. 100, 101, 102) presso la Sezione ‘Manoscritti’ della Biblioteca Nazionale «Vittorio Emanuele III» (117 unità membranacee e 27 pezzi cartacei, conservati in tre distinte buste; esse presentano la seguente distribuzione cronologica: 4 del sec. XII, 73 del XIII, 16 del XIV, 20 del XV, 2 del XVI e 2 non datate; i documenti di carta, invece, sono 4 del sec. XV, 7 del XVI, 13 del XVII, l del XVIII e 2 senza data) e ad altre 3 pergamene, del XIII secolo, di analoga provenienza conservate a Milano.
4. Il fondo cartaceo
Tra le carte della Biblioteca Vairo-Pappafico, riguardanti specificamente le vicende della famiglia e dei suoi componenti, vi sono manoscritti di varia natura ed epoca, carteggi, memorie, documenti vari, libri di contabilità delle famiglie Vario e Pappafico, pandette ed inventari, riguardanti il periodo compreso tra i secc. XVII-XIX. Il materiale costituisce un inedito archivio di famiglia ed un’importante fonte documentaria per la Storia cittadina, sociale ed economica, dei secoli trascorsi.
La parte più significativa del fondo cartaceo è quella che attiene alla vita e alle opere di Domenico Alfeno Vario. Di particolare importanza è la corrispondenza con e fra le autorità accademiche e di Governo al suo riguardo durante il soggiorno a Pavia. Questa documentazione, unitamente a quella conservata presso l’Archivio di Stato di Milano, documenta capillarmente gli anni del suo insegnamento pavese. V’è pure un diario di viaggio, purtroppo mutilo, autografo del Vario. Questi, diretto a Pavia, giungeva in Lombardia nel mese di gennaio del 1780 per insegnarvi il Diritto.
Non mancano manoscritti e/o frammenti di corsi accademici impartiti da Vario sul diritto pubblico e privato romano; memorie forensi; libri di conti; atti vari; inventari di beni; indici manoscritti delle prammatiche; altri epistolari. Importante è pure un consistente carteggio riguardante un tumulto verificatosi a Sala nel corso del ‘700. Complessivamente, il materiale cartaceo conservato in Biblioteca corrisponde a circa 5/6 metri lineari.
5. Gli interventi praticati fino ad oggi
Il fondo librario ed archivistico della famiglia Vairo-Pappafico, acquisito al patrimonio della Biblioteca comunale, ad oggi presenta una situazione che coincide con la descrizione fin qui fatta.
1. Il fondo librario (circa 1.100 volumi) è stato inventariato, catalogato e riposto in moderni scaffali aperti collocati in una sala destinata esclusivamente per il fondo donazioni della Biblioteca comunale. Questo locale si presenta ben aerato, illuminato adeguatamente, con un cui grado di umidità pressoché inesistente, mentre l’intervallo termico è modesto tale da ritenere sufficientemente costante la temperatura interna nel corso dell’anno. In esso è pure conservato il materiale pergamenaceo e documentario del fondo. Il catalogo del fondo librario è stato realizzato nel 2006 secondo gli standard di descrizione bibliografica ISBD e del formato SBN predisposto dalla Provincia di Salerno, mediante il progetto di informatizzazione denominato BIBLIORETE, a cui la Biblioteca di Sala Consilina aderisce.
2. Le attività realizzate in memoria di Domenico Alfeno Vairo dal Comune di Sala Consilina, sostenute economicamente dalla Regione Campania in più fasi, hanno prodotto, a partire dal 2003, le seguenti iniziative culturali:
- Costituzione di un Comitato Tecnico-Scientifico per l’organizzazione di una Giornata di Studi in onore di Domenico Alfeno Vario composto da rappresentanti del Foro di Sala Consilina (in quanto Sala Consilina – insieme con l’intera area del Vallo di Diano – vanta una profonda tradizione storico-giuridica che ha solide radici nel Settecento. I personaggi più noti di questa tradizione sono, infatti, Domenico Alfeno Vario e Diego Gatta di Sala, Mario Pagano della vicina Brienza, Francesco Brandileone di Buonabitacolo, Francesco Peccheneda di Polla, e ancora Giuseppe Mezzacapo prima e Alfredo De Marsico poi di Sala Consilina); da rappresentanti del mondo culturale cittadino; da rappresentanti del Centro e Studi e Ricerche del Vallo di Diano, che ha sede legale presso la Biblioteca comunale di Sala Consilina.
- Organizzazione, nel mese di dicembre 2003, di una Giornata di Studi dal titolo Diritto e Storia nel Settecento. Domenico Alfeno Vario: un Colto Giurista Polemista tra Sala, Napoli e Pavia, a cui hanno preso parte il Prof. Dario Mantovani, docente di Istituzioni di Diritto Romano e Storia del Diritto Romano nell’Università di Pavia, il Prof. Ezio Barbieri, Professore associato di Paleografia e Diplomatica presso l’Università di Pavia, il Prof. Raffaele Ajello, già titolare della cattedra di Storia del Diritto Italiano presso l’Università di Napoli, la Dr.ssa Ileana Del Bagno, ricercatrice presso la cattedra di Storia del Diritto Italiano dell’Università di Salerno, ed i rappresentanti dell’Amministrazione comunale di Sala Consilina, del Centro Studi e Ricerche del Vallo di Diano e dell’Ordine degli Avvocati di Sala Consilina.
- Realizzazione di uno Specimen, distribuito nel corso della Giornata di Studi;
- Pubblicazione del volume comprendente gli Atti della Giornata di Studi ed un Corpus di scritti prodotti sul personaggio, quale risultato di una intensa attività di ricerche iniziate, sin dal 1982 e proseguite in tempi più recenti per larga parte sul fondo Vario e sulla documentazione conservata presso la Biblioteca comunale di Sala, da studiosi locali e provenienti dalle Università di Napoli e di Salerno e dall’Università di Pavia, ove Vario insegnò diritto e di cui fu anche Rettore. Il volume, pubblicato da Laveglia Editore di Salerno nel mese di novembre del 2004, e curato da Michele Esposito e da Enrico Spinelli, ha il seguente titolo: Domenico Alfeno Vario. Un giurista critico al tramonto dell’Antico Regime.
3. Riconoscimento ottenuto il 10 febbraio 2004 dalla Soprintendenza Archivistica per la Campania: l’archivio Vairo-Pappafico è ritenuto “di notevole interesse storico e pertanto sottoposto alla disciplina del decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 490”. Con l’acquisizione dello status di “notevole interesse storico”, l’archivio Vairo-Pappafico, nel 2006, è stato ordinato, inventariato e conservato nella sala donazioni della Biblioteca comunale, unitamente al fondo librario.
Michele Esposito