Gli Istituti Bibliografici del Vallo di Diano
[1]
Emarginazione, povertà cronica, dipendenza dai grossi centri urbani provinciali e regionali, hanno limitato per lungo tempo lo sviluppo del Vallo di Diano. Realtà questa, che ha immiserito anche l’esile e incerta vita degli istituti bibliografici presenti sul territorio[2].
I segni evidenti del disagio e dello squilibrio esistente tra le più evolute aree cittadine e quelle interne (ove ancora sono presenti sacche sottosviluppate) sèguitano a riflettersi tra antiche e nuove raccolte di libri.
Un rapporto per molti versi non ben proporzionato si pone anche tra il territorio (la sua storia, le tradizioni di cultura) e le biblioteche locali, onde derivano la scarsa educazione alla lettura, l’insufficiente informazione, la tiepida animazione culturale, l’insoddisfacente funzione dei servizi offerti al lettore. Una situazione ove ritardi storici, sottosviluppo, incapacità amministrativa e trascuratezza politica sono andati sovrapponendosi per lungo tempo, determinando non pochi né trascurabili inconvenienti.
In questo contesto si registrano la presenza e la funzione delle biblioteche civiche, di quelle religiose (sulle quali intervennero, disperdendone il patrimonio, le soppressioni ottocentesche), dei Centri di Lettura e dei Centri Sociali per l’Educazione Permanente; e ancora, delle biblioteche scolastiche e di quelle specializzate. Nella maggior parte dei casi, si tratta di istituzioni recentemente costituite (eccezion fatta per alcune), frutto dell’evoluzione politica e amministrativa degli ultimi anni, che solo da qualche tempo, si avviano, tra carenze e incertezze, a coprire i vuoti nella pubblica lettura, nell’informazione, nell’animazione culturale e nella tutela del patrimonio bibliografico.
Il Vallo di Diano dispone di 42 istituti bibliografici di vario genere: ancora esiguo è il numero delle biblioteche comunali presenti solo in 6 centri su 14[3]; più numerosi i Centri di Lettura ed i Centri Sociali per l’Educazione Permanente; frequenti le biblioteche scolastiche che, in numero di 22, agiscono presso gli Istituti di istruzione – dalle Scuole Elementari alle Medie, dai Licei agli Istituti Professionali e Tecnici. Significativa, anche se esigua, è la presenza di biblioteche appartenenti ad Enti religiosi; completano il quadro le due biblioteche specializzate a Sala Consilina dell’Ordine degli Avvocati e della Procura della Repubblica.
La distribuzione sul territorio non è delle più proporzionate: in alcuni centri si concentra, infatti, un buon numero di istituti bibliografici, mentre restano sguarniti Comuni più piccoli. Solo a Sala Consilina risultano funzionanti 9 biblioteche: il 21,43% del totale – la più alta percentuale riscontrata. A Padula ne sono presenti 6, pari al 14,29%, mentre Polla e Teggiano, con 5 unità ciascuno, assorbono l’11,90%.
L’alta concentrazione di strutture bibliotecarie in questi quattro centri è determinata, per un verso, dalla presenza di un buon numero di istituti d’istruzione pubblica, ognuno dei quali è fornito di una propria biblioteca, per altro verso, da più consolidate tradizioni di cultura e da maggiori risorse e capacità amministrative.
Nella diversità dei fini preposti, ciascun gruppo di istituti presenta caratteristiche proprie. I Centri di Lettura ed i C.S.E.P., ad esempio, che per anni hanno costituito in loco l’unica occasione per la pubblica lettura e l’educazione permanente, si prestano a una serie di considerazioni sulla loro funzionalità. Allo stato attuale la condizione è critica e discutibile; allogati, nella maggior parte dei casi, in ambienti di fortuna messi a disposizione dalle amministrazioni civiche, si presentano scarsamente dotati di patrimonio bibliografico, di cui si lamentano soprattutto il mancato aggiornamento e una scadente qualità. Precaria si configura la loro amministrazione, affidata a personale poco qualificato e non interessato al funzionamento dell’istituzione. Molto discutibili sono inoltre i criteri con cui è ordinato il patrimonio: a volte mancano tutte le più essenziali chiavi di ricerca, come i cataloghi per autori e per soggetti o un catalogo sistematico; altre volte tutto è rimesso all’arbitrio e alla pratica di chi è preposto al servizio. Da quando i C.L. ed i C.S.E.P. sono stati trasferiti dallo Stato alle Regioni[4] si è inoltre verificato un sensibile scadimento del servizio, che prima risultava essere maggiormente collegato con le esigenze ed i programmi degli Istituti scolastici di istruzione elementare; la funzione di affiancare e, al contempo, di dilatare l’azione della scuola nell’ambito dell’educazione popolare è venuta meno ed i C.L. ed i C.S.E.P. sono per molti versi diventati un’isolata presenza sul territorio, priva della capacità di esprimere significati culturali. È da augurare che al più presto avvenga il trasferimento previsto dalle Regioni ai Comuni, ai quali competerà la gestione, di cui oggi si lamenta l’inefficienza.
Diversa, fortunatamente, e migliore la situazione per le Biblioteche comunali, a cui le Amministrazioni civiche dedicano maggiori cure sia attraverso finanziamenti cospicui, sia per mezzo di personale che meglio conosce le esigenze e gli orientamenti locali. Si tratta di istituzioni recenti, che testimoniano un significativo risveglio e un concreto interesse delle popolazioni nei confronti del libro. Non mancano, tuttavia, le disfunzioni che caratterizzano negativamente anche questo genere di istituti: nella maggior parte dei casi, il personale non risulta tecnicamente esperto; si seguono criteri empirici di orientamento e catalogazione; inadeguati gli inventari e i cataloghi; inconsistente ancora l’attività di animazione culturale. Anche da segnalare è l’insufficiente attenzione rivolta alla cultura locale: solo nella Biblioteca di Sala Consilina è possibile reperire un’apposita sezione che raccoglie sistematicamente, curandone la segnalazione in aggiornato repertorio bibliografico, tutto quanto si pubblica sul Vallo di Diano, sui singoli Comuni, e sulla loro storia e cultura[5].
Nel complesso è auspicabile che i Comuni curino con maggiore riguardo le proprie istituzioni culturali che, solo oggi, si avviano a colmare i tradizionali vuoti nell’ambito della pubblica lettura; il miglioramento dei servizi, attraverso personale preparato ed il potenziamento della consistenza libraria dovranno essere gli obiettivi precipui da raggiungere nei prossimi anni, onde costituire un’efficiente rete d’informazioni e di servizi.
La situazione delle biblioteche scolastiche presenta caratteristiche simili a quelle osservate per gli istituti di pubblica lettura, tenuto conto della diversità degli scopi perseguiti e della natura riservata del servizio. Nella maggior parte dei casi – tranne limitate e meritevolissime eccezioni – le carenze emergono soprattutto nella mancanza di credibilità dei criteri adottati nell’ordinamento dei volumi, come pure nella formazione dei principali cataloghi e inventari.
Al di là di queste insufficienze, dovute alla modesta considerazione in cui viene a torto tenuta la figura del bibliotecario anche nella scuola pubblica, esiste un limite maggiore che dovrebbe essere quanto prima rimosso: il carattere riservato delle biblioteche scolastiche, alcune delle quali sono veramente notevoli per consistenza, esclude dall’utenza chi non partecipa, in un modo o nell’altro, come studente o docente, alla vita dell’istituto. Vecchi regolamenti, inadeguati alle mutate esigenze della società, congelano così una parte cospicua del patrimonio bibliografico che potrebbe essere più estesamente e fruttuosamente utilizzata[6].
Altro genere di considerazioni va fatto per le biblioteche ecclesiastiche che, conservando materiale bibliografico di pregio, acquistano pure un carattere di istituti di conservazione. Bisogna così segnalare quelle del Convento di San Francesco di Padula, di recente riordinata, e quella del Seminario di Teggiano. Quest’ultima merita un’attenzione particolare: costituita intorno alla seconda metà del secolo XVI, arricchita nei secoli da acquisti e donazioni di sacerdoti e prelati delle diocesi di Capaccio e di Teggiano, è fornita ampiamente di opere di genere religioso, pur non essendo priva di una sezione di consultazione, formata in tempi più recenti, nonché di opere di cultura moderna e di genere laico. Il pregio del suo patrimonio è tuttavia rappresentato dalle numerose cinquecentine, da un incunabulo del 1480 (si tratta del Regimen Sanitatis salernitano con commento di Arnaldo di Villanova), dalla ricca documentazione di opere di storia meridionale e di cultura locale, ma soprattutto dal fondo pergamenaceo, ricco di oltre 600 documenti in corso di ordinamento, da datare tra il XII e il XVII secolo[7].
La Biblioteca della Certosa di Padula richiede, infine, qualche precisazione: dopo un lungo periodo di abbandono (cominciato con la soppressione del Monastero nel secolo scorso e durato sino ai nostri tempi), pur avendo sofferto non poche manomissioni, ha conservato un non trascurabile numero di volumi, tra i quali non mancano incunaboli e cinquecentine. Riordinata di recente e fornita pure di adeguati cataloghi, è in attesa di una nuova e più rispondente destinazione sociale e culturale[8].
Tra le biblioteche specializzate sono, infine, da segnalare due istituti con specifici compiti di documentazione e aggiornamento nelle materie giuridiche. La Biblioteca dell’Ordine degli Avvocati di Sala Consilina, costituita con donazione privata della famiglia Apicella, annovera, per larga parte, opere di giurisprudenza nonché Atti e Discorsi parlamentari (del Mancini, del Sella, del Minghetti) un tempo di proprietà dell’avvocato Giovanni Camera, per più legislature deputato del Collegio di Sala Consilina durante l’ultimo ventennio dell’800 e il primo del secolo successivo[9]. La biblioteca meriterebbe oggi una maggiore cura nell’ordinamento e nell’aggiornamento del patrimonio, onde favorirne la funzione e la continuità. Diversamente la Biblioteca «Nicola Giacumbi» della Procura della Repubblica; sistemata in locale idoneo, dotata di buoni arredi e attrezzata, con una discreta dotazione libraria, è appena sorta col precipuo scopo di costituire uno strumento di ricerca e studio nell’ambito del Diritto e della Procedura penale. È a disposizione di quanti intendano svolgere studi specialistici o essere particolarmente informati sulle materie di competenza[10].
Se difforme e non omogenea appare la condizione dei diversi istituti bibliografici, non diversamente si configurano la loro distribuzione sul territorio, l’utenza pubblica, l’animazione culturale, la formazione e l’aggiornamento professionale del personale. Sono tutti elementi strettamente correlati, che non riescono ancora a registrare costanti e incisivi progressi. Da un lato esiste una cronica disabitudine alla lettura da parte di un pubblico che stenta a riconoscere la funzione sociale e culturale della biblioteca, dall’altro non si riscontrano precise capacità organizzative presso i bibliotecari nel predisporre programmi ed attività di animazione culturale.
È la mancanza di una tradizione nel fare cultura che caratterizza lo stato attuale; non è la concezione anglosassone di sperimentata e consolidata esperienza, a segnalare un modello utile, né è la formula di centro di varia animazione a fornire i suggerimenti per una più significativa espressione di contenuti culturali. Gli istituti bibliografici del Vallo di Diano si muovono, nella maggior parte dei casi, senza idee-guida, tra la scialba e discutibile presenza dei C.L. e C.S.E.P. e l’inesperienza delle biblioteche civiche; tra i tesori poco conosciuti delle biblioteche ecclesiastiche ed il congelamento del patrimonio bibliografico di quelle scolastiche. Il nodo dovrà essere risolto a diversi livelli, il primo dei quali è quello del personale e della sua corretta utilizzazione. È doveroso acquisire mentalità e comportamenti appropriati rispetto ai compiti che una pubblica biblioteca impone; non sono più concepibili soluzioni parziali o individuali, ispirate a poco affidabili criteri. Solo attraverso un’adeguata formazione professionale degli operatori di biblioteca sarà possibile rompere il silenzio che spesso aduggia i polverosi ambienti degli istituti bibliografici; attraverso una più sicura esperienza di lavoro, acquisita ora nella compilazione dei cataloghi, ora nelle più vivaci iniziative di animazione culturale, si stabilirà una diretta e consapevole armonia tra chi cerca informazioni e chi è preposto a fornirle nella maniera più esauriente.
Le strade per uscire dall’isolamento e dal silenzio sono però anche altre, proponibili tutte e realizzabili in un contesto di funzioni e servizi da impostare comprensorialmente nell’ambito di un sistema bibliotecario. Innanzitutto è da conseguire il collegamento dei diversi istituti presenti sul territorio – appartengano essi alle Scuole o agli Enti locali, ad associazioni professionali, a parrocchie o conventi. Attraverso una stretta collaborazione potranno essere superati l’incertezza di tanti programmi improvvisati, il confuso funzionamento dei servizi, l’empirismo che ispira la maggior parte delle iniziative[11]. Tutto deve essere avviato ad una previdente pianificazione che, tenendo conto delle tradizioni di cultura, delle vocazioni produttive e via dicendo, consenta di conseguire l’efficienza altrove già raggiunta attraverso sistemi bibliotecari[12].
La cooperazione produce nuove risorse e, al contempo, risparmia energie col vantaggio di una più efficace penetrazione sociale e culturale. Va quindi considerata l’utilità di coordinare comprensorialmente gli acquisti, di indirizzarli negli specifici canali d’uso, caratteristici dei diversi tipi d’istituto, con l’evidente profitto di una razionale e organica distribuzione dell’informazione sul territorio. Né è da trascurare il conseguimento dell’ordine catalografico, più volte lamentato come carente o inesistente, che è il presupposto per ogni corretta informazione bibliografica. Non è tantomeno da escludere la possibilità che il sistema comprensoriale possa funzionare con l’ausilio che preziosamente l’automazione mostra di fornire già in alcuni comuni del Vallo, dove essa viene applicata con evidente utilità ai servizi amministrativi[13]. Le biblioteche e gli archivi pubblici, vera e propria memoria storica delle culture locali, non dovranno trascurare questa occasione.
È opportuno quindi che si crei una convergenza di programmi tra i diversi istituti, ed ancora tra questi e gli organismi locali (Amministrazioni civiche, Distretto scolastico, Comunità Montana e via dicendo). Non sono più concepibili per gli anni a venire soluzioni parziali o progetti all’insegna del campanile cittadino: è questa un’indicazione ormai acquisita con la formulazione del concetto della Città Vallo di Diano, una «ipotesi di città policentrica»[14], nella quale – a ben vedere – pure potranno adeguarsi, con aderenza d’intenti, lo sviluppo e la vitalità futura delle sue biblioteche.
Enrico Spinelli
[1] Questa relazione fu pubblicata da Enrico Spinelli nel vol. Istituti culturali del Vallo, Quaderni del Centro Studi e Ricerche Vallo di Diano, 1, P. Laveglia Editore, Salerno 1984, responsabile del gruppo di lavoro impegnato nella rilevazione degli Istituti Bibliografici del Vallo di Diano; all’attività di ricerca parteciparono Michele Esposito, Gabriele Loguercio e Margherita Merola. Rappresenta un primo studio sistematico che si ripropone in questa sede integralmente con l’obiettivo di verificare il grado di evoluzione che il settore ha registrato nel tempo. Le schede degli istituti culturali del Vallo proposte nella sezione Biblioteche della Banca dei Saperi sono state, infatti, aggiornate nel periodo dicembre 2008-marzo 2009 e presentano evidenti differenze rispetto alla precedente situazione. Tuttavia, l’attività di ricerca qui proposta non si è esaurita del tutto, ma sarà continuamente oggetto di aggiornamento.
[2] I Comuni, sui quali è stata condotta l’indagine, sono: Atena Lucana, Buonabitacolo, Casalbuono, Monte San Giacomo, Montesano sulla Marcellana, Padula, Polla, Sala ConsiIina, Sanza, Sassano, San Pietro al Tanagro, San Rufo, Sant’Arsenio, Teggiano – tutti appartenenti alla Comunità Montana del Vallo di Diano. L’indagine riporta i dati statistici e la situazione relativamente agli anni 1981/82.
[3] Buonabitacolo, Polla, Sala Consilina, Sanza, San Pietro e San Rufo. (Una biblioteca civica è in via di costituzione a Teggiano, mentre, diversamente da quanto segnalato in Guida alla storia di Salerno e della sua Provincia a cura di G. Vitolo e A. Leone, Salerno 1982, p. 895, a Sant’Arsenio non risulta al momento funzionante una biblioteca del Comune che, tuttavia, secondo le informazioni fornite dall’Amministrazione locale, è in formazione, prevedendosene quanto prima l’apertura al pubblico).
[4] Il trasferimento è avvenuto ai sensi e per gli effetti dell’art 47 del D.P.R. 24.7.1977, n. 616.
[5] In merito alla Biblioteca comunale di Sala Consilina, cfr. Guida alla Storia di Salerno..., cit., p. 983 s.
[6] In merito alle biblioteche scolastiche, alla loro attuale funzione, cfr. R. Bortoli, Le biblioteche scolastiche: problemi di struttura e di personale in Accademie e Biblioteche d’Italia, L (1982), n. 1, pp. 57-62.
[7] Per la Biblioteca del Seminario, cfr. ancora Guida alla Storia di Salerno..., cit., p. 986.
[8] In merito alla Biblioteca certosina, cfr. G. Guerrieri, Per il recupero del patrimonio bibliografico, archivistico, artistico e sacro della Certosa di Padula disperso nell’Ottocento, Salerno, 1974, e anche Guida alla storia di Salerno..., cit., pp. 980-981.
[9] Breve scheda di questa biblioteca in Guida alla Storia di Salerno.., cit., p. 984. Su Giovanni Camera cfr. Enciclopedia Biografica e Bibliografica «Italiana », Milano, 1936-47 (serie XLIII, 1940, Ministri, Deputati, Senatori dal 1848 al 1922, di A. Malatesta, sub voce) e anche G. De Crescenzo, Dizionario salernitano di storia e cultura, Salerno, 1960, sub voce.
[10] Cfr. ancora Guida alla storia di Salerno..., cit., p. 984.
[11] In questa direzione si sta finalmente volgendo anche la Regione Campania che, con la Legge n. 4 del 3.1.83 contenente gli «Indirizzi programmatici... per l’esercizio delle deleghe... ai sensi dell’art. 1 della L.R. 1.9.81, n. 65», fornisce utili indicazioni per superare l’attuale isolamento delle istituzioni culturali operanti sul territorio regionale attraverso la formazione di sistemi bibliotecari, la compilazione di cataloghi collettivi, un maggiore e più incisivo collegamento tra Istituti d’istruzione ed Enti locali.
[12] La cooperazione tra biblioteche che, nella forma ottimale dà vita ad un sistema bibliotecario, ha trovato buona applicazione in varie parti d’Italia, soprattutto in quelle Regioni ove una legislazione efficace e previdente ha favorito l’associazionismo. In merito cfr. E. Coen Pirani, Nuovo manuale del bibliotecario, Modena, 1979, p. 151 seg., ove si prende a modello l’intervento della Regione Lombardia (L.R. n. 41 del 4.9.73), tra le prime a legiferare a favore di uno sviluppo pianificato della pubblica lettura. In merito al sistema bibliotecario, cfr. Organizzazione e funzionamento del sistema bibliotecario: atti del Seminario di studi, 8-15 aprile 1978, organizzato dal Consorzio dei Comuni del comprensorio della Valdelsa e del medio Valdarno col patrocinio della Giunta Regionale toscana, Firenze, 1979. E ancora: Lo sviluppo dei sistemi bibliotecari. Atti del Convegno di Monza, 25-27 ottobre 1979, raccolti e Qrdinati a c. di M. Belotti e G. Colombo, Milano, 1980; infine, Biblioteca, quale modello. Atti del Convegno di Novate Milanese, 19-21 novembre 1981, raccolti e ordinati a c. di M. Belotti e G. Stefanini, Milano, 1982, pp. 121-140; 165-169; 178-183.
[13] Per l’automazione dei servizi bibliografici, cfr. E. Coen Pirani, Nuovo Manuale..., cit., p. 359 seg. e G. Guerrieri, Nuove linee di biblioteconomia e bibliografia. Edizione riveduta... a c. di G. De Nitto, Napoli, 1982, pp. 115-119. I Comuni del Vallo che attualmente dispongono della meccanizzazione dei servizi sono quelli di Sala Consilina e di Buonabitacolo.
[14] Cfr. P. Portoghesi, Il progetto della Città Vallo di Diano. Una città policentrica dall’unificazione di diciannove Comuni, Roma, 1981.