L’archivio Carrano
L’Archivio Carrano di Teggiano, di cui mi accingo a redigere per la prima volta una breve descrizione per il Centro Studi e Ricerche del Vallo di Diano, comprende una considerevole raccolta di documenti legati quasi sempre alle vicende della mia famiglia, la quale da circa un millennio è presente nella vita civile e religiosa di Teggiano, del Vallo di Diano e di altre zone dell’Italia meridionale.
Il nucleo pergamenaceo dell’Archivio comprende oltre un centinaio di documenti che vanno dal secolo X al secolo XVIII e riguardano, nella stragrande maggioranza dei casi, atti notarili, privilegi, bolle papali. In particolare, i due documenti del sec. X, la cui stesura è in lingua greca, rappresentano una testimonianza notevole della diffusione del monachesimo basiliano nel Vallo di Diano. Numerosi socumenti dei secoli XIII e XIV forniscono importanti dati sulla vita socio-economica non solo di Teggiano (allora detta Diano), ma altresì dei vicini centri di Sassano e di San Rufo, detti nell’età feudale Casali di Diano. Non pochi documenti dei secoli XV e XVI devono la loro stesura a notai della mia famiglia, come Scipione e Nicola, o come il famoso Giacomo Carrano che nel dicembre del 1497 fu chiamato a stipulare i patti della capitolazione del principe di Salerno Antonello Sanseverino all’assediante re Federico I d’Aragona, ricevendo poco dopo per questo onorevole ufficio dal suddetto sovrano le insegne di patrizio dianese. Né va tralasciato che tra le pergamene del secolo XVI ve ne sia una che riporta un privilegio sottoscritto nietemeno da Carlo V d’Asburgo. Venendo al secolo XVII, tra i numerosi documenti figura un’obbligazione dell’Università di Diano verso il monastero delle Benedettine di Diano, che doveva essere rifornito di sapone per un anno intero. Infine, i documenti pergamenacei del secolo XVIII sono tutti afferenti a cariche pubbliche, a privilegi canonici, a lauree e titoli di varia natura concessi alla famiglia Carrano, fra cui, ad esempio la concessione del suffeudo di Maiano, Palizzo e Corsano.
Non meno interessanti sono i documenti cartacei, che vanno anch’essi ripartiti per epoca. Quelli quattro-cinquecenteschi sono per la maggior parte atti notarili che riguardano quasi sempre le vicende della proprietà terriera nell’agro teggianese.
Particolare importanza per lo studio della vita comunale di Diano alla fine del Cinquecento e nella seconda metà del Seicento, sono due registri di Deliberazioni parlamentari, in altre parole verbali dell’Università di Diano. Quelli seicenteschi sono dovuti a notar Domenico Carrano, per lungo tempo cancelliere comunale.
Di questo periodo è anche una imponente raccolta di prammatiche pubblicate dai sovrani del Regno di Napoli e diligentemente raccolte dai numerosi uomini di legge di casa Carrano.
Ma il cuore dell’Archivio Carrano è costituito da una imponente mole di documenti che riguardano i secoli XVIII e XIX. Nell’arco di questi due secoli i Carrano rivestirono prestigiose cariche pubbliche a Teggiano, nel Vallo di Diano, nel Cilento e in molti altri luoghi delle province meridionali. Pertanto il mio Archivio conserva i bandi della portolania (ufficio comunale per la manutenzione delle strade) di Diano, di cui era portolano Giovanbattista; le carte relative ai luoghi pii laicali; le carte demaniali, tra cui l’originale della relazione del Commissario Giampaolo (un Filippo Carrano, come ricorda il Cassese, ebbe l’incarico di ripartire i territori demaniali); le visite pastorali ottocentesche fatte da Luca Carrano, Vicario di Monsignor Filippo Speranza in Sala.
Molto interessanti per lo studio delle vicende politiche risorgimentali nel Vallo di Diano sono poi molti documenti che concernono la corrispondenza tra il suddetto Vicario Diocesano Luca Carrano e i vari funzionari di polizia criminale a livello provinciale e distrettuale. È noto come la polizia borbonica facesse capo alla gerarchia ecclesiastica per quanto concerneva l’attività informativa sui cospiratori politici del Regno delle Due Sicilie. Di qui la grande importanza che hanno le numerosissime lettere «riservatissime» con cui la polizia borbonica richiedeva incessantemente notizie sui carbonari e liberali locali e le rispettive risposte fornite dal diligente e informatissimo vicario. In queste carte ottocentesche figurano i nomi di tutti gli artefici, famosissimi o oscuri, dell’epoca risorgimentale nel Vallo di Diano e nelle zone limitrofe.
Non meno privi di interesse sono i documenti che riguardano la corrispondenza tra gli stessi esponenti della famiglia Carrano, nella quale corrispondenza vi sono non soltanto argomenti di carattere familiare, ma altresì notizie preziose sulla vita sociale, politica, economica e religiosa del Mezzogiorno nel corso di uno dei periodi più turbolenti della sua storia. A questo proposito va detto che i Carrano, autori di tale corrispondenza, ricoprivano importanti cariche pubbliche. Ad esempio, Giovanbattista fu Capodiparto del Cilento; Francesco Maria, Giudice della Vicaria e poi della Gran Corte criminale di Salerno; Cono, Generale medico e primo chirurgo del Reggimento Veterani di stanza a Pozzuoli; Filippo, Capo del Consiglio Distrettuale di Sala.
Particolare rilievo in questo senso acquista la figura di Francesco Maria Carrano, che fu ultimo Governatore di Capri, prima che l’isola cadesse in possesso dei Francesi, e amico personale di Sir Hudson Lowe. Egli fu fortemente legato ai Borboni, tanto da seguire Ferdinando IV in Sicilia dopo l’avvento dei francesi: il che comportò ai Carrano di essere sottoposti a diversi processi politici dai Francesi. Ebbene, autentiche perle dell’Archivio Carrano sono diverse decine di lettere autografe di Maria Carolina d’Austria scritte appunto a Francesco Maria Carrano, lettere che suscitarono l’interesse perfino di Benedetto Croce, che ne fece ripetute richieste per darle alle stampe.
Nell’Archivio Carrano figurano, inoltre, lettere autografe di Guglielmo Sanfelice, Davide Winspeare, Michele Salzano, Carascosa ed altri.
Non vanno poi trascurati i documenti che riguardano l’attività di Pasquale e Vincenzo Carrano, che si alternano, nel secolo scorso, nelle cariche di Sindaco e Capo Urbanmo di Teggiano, né le carte di Giuseppe Carrano, Vescovo di Cava e Sarno.
Un’altra perla dell’Archivio Carrano è un manoscritto seicentesco intitolato: «Descrizione della Valle di Diana, e Castelle ivi poste e loro Signori» di Paolo Eterni, testé affidato alle cure di Vittorio Bracco, il quale ne ha dato un’edizione critica per la Piccola Biblioteca del Centro Studi per la storia del Mezzogiorno.
Naturalmente, uno dei pregi dell’Archivio Carrano (e forse il pregio maggiore) è quello di costituire una fonte inesauribile di documenti riguardanti la storia di Teggiano, e particolarmente di quella religiosa, riguardante cioè le istituzioni ecclesiastiche e il culto di San Cono. Ad esempio nel mio Archivio si possono rintracciare tutti gli atti relativi alla costituzione della Diocesi di Teggiano, sorta soprattutto per l’incessante opera di convincimento condotta presso le autorità statali ed ecclesiastiche dal ricordato Vicario Luca Carrano. Né vanno trascurati gli atti relativi all’acquisto dell’edificio dell’ex monastero delle Benedettine di Teggiano, acquisto fatto da Angelo Covino per conto della monaca professa benedettina Celestina Carrano. Il complesso monastico fu poi donato alle Maestre Pie Filippini.
Per quanto concerne la figura di San Cono, non sono pochi i documenti ad essa relativi, esistenti nel mio Archivio. Basti ricordare un nutrito cenno biografico sul Santo, dovuto al sacerdote Nicola Sanseverino e risalente al 1766, nonché un preciso resoconto della seconda traslazione delle ossa del Santo fatta l’anno seguente.
Ma anche la storia civile di Teggiano ha nell’Archivio Carrano la sua fonte di eccezione per quanto concerne l’età medioevale, poiché in esso sono conservati gli Statuti e le consuetudini di Diano feudale.
Questa, a grandi linee, è la descrizione dell’Archivio Carrano di Teggiano, fatta soprattutto per il caloroso incitamento degli amici Arturo Didier e Pietro Laveglia e col proposito di facilitare agli studiosi la conoscenza dell’importante raccolta di documenti riguardanti lo sviluppo storico del Vano di Diano lungo il grande arco di tempo che va dall’epoca longobarda alla fine del secolo XIX.
Luigi Carrano